Il viaggiare è fatale ai pregiudizi, ai bigottismi e alle menti ristrette.
[Mark Twain]

2011/10/06

Il Re del Posto

C'era una volta,
in un posto lontano lontano, un giovane e simpatico Re.
Era un uomo molto generoso, altruista e spensierato, che amava trascorrere le sue giornate in mezzo alla gente comune del suo Regno, passeggiando qua e là per le vie del posto.
Un bel giorno di fine Maggio, quando il Sole cominciava a scaldare anche gli animi delle persone più gelide ed introverse, durante una delle sue solite passeggiate pomeridiane, il Re incontrò sul suo percorso un giovane cantastorie con il suo cagnolino.
Il Re, incuriosito e attirato dalla giocosità dell'animaletto e stanco di camminare tutto solo, decise di avvicinarsi al giovane cantastorie e di percorrere un pò del suo tragitto assieme ai due nuovi amici.
Re e cantastorie entrarono subito in confidenza ed in simpatia, essendo entrambi delle persone molto estroverse e chiacchierone.

Ad un certo punto, il cantastorie, assorto nella chiacchierata con il Re, pestò sopra alla cacchina appena sfornata dal cagnolino.
"Dannazione!" esclamò il ragazzo con un'espressione alquanto disgustata. "Ho sbadatamente pestato la cacchetta del mio cane. Proprio qui, davanti al Re! Che imbarazzo!".
Il Re cercò subito di sminuire la gravità dell'accaduto, dicendo che non era assolutamente colpa di nessuno se la cacca dell'animale si era malauguratamente appiccicata alla scarpa del giovane.
Ma vedendo il cantastorie così triste e sconsolato, decise di proporgli una serata a Corte.
"Ragazzo, ho un'idea! Questa sera terrò a Palazzo una festa, sarà un grande ricevimento.
Che ne dici di venire anche tu e di intrattenere i miei ospiti con qualche tua storia? In cambio, ti sarà donata un'ingente somma di denaro!".
Il giovane cantastorie spalancò gli occhi, incredulo di una simile proposta fatta a lui dal Re in persona e accettò senza pensarci su un secondo!
Una volta arrivato a Corte, il giovane entrò subito in sintonia con gli ospiti presenti e cantò storie per ore e ore, lasciando Re e invitati a bocca aperta e con occhi sognanti.
A fine serata, il Re consegnò come promesso un'immensa quantità di monete d'oro al nostro giovane amico, che se ne tornò a casa...ricco e contento.

Questa fiabetta è stata inventata dalla sottoscritta per due motivi:
  1. Dare un'origine al detto "Pestare la cacca porta fortuna"
  2. Credere che esistano le storie a lieto fine.
;-)

2 commenti:

  1. ma che carina...e che fantasia!!!! :D

    RispondiElimina
  2. Solo i sognatori sanno scrivere fiabe...

    Io, per esempio, non ne sono capace...

    RispondiElimina